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IL GIARDINO ESTETICO DEL PITTORE-FILOSOFO di Duccio TROMBADORI - Pag. 1 2 3 4 5
The esthetical garden of the painter-philosopher
posto posto posto
Di fronte all'opera di Giustino De Santis solo a prima vista l'osservatore resta incantato dal vivido caleidoscopio di geometrie che l'artista incastona sulla tela eseguendo un meticoloso e miniaturizzante lavorìo: e si indugia volentieri sulle superfici ultra elaborate che amalgamano segni, colori e punteggiature di un alfabeto grafico che trasforma la tela dipinta in un affascinante tappeto geroglifico.
Tuttavia dopo una successiva meditazione sulla profondità dei piani distinti, e sul convergere delle variopinte immagini in un complesso di più elevate e sintetiche armonie, pare di assistere ad un singolare "spettacolo filosofico" dove il succedersi delle visioni enumera i passaggi di una simbolica parodia del cosmo e della sua vitale esuberanza.
La mano esperta del pittore sembra quasi assente nel momento in cui si dispone ad enunciare il dettato del suo campionario visivo. La materia pittorica è disposta quasi senza pentimenti, con piatte stesure o piccoli tocchi, senza lasciare il minimo spazio alla retorica del cosiddetto "sbaglio generoso". De Santis infatti non ama mettere la sua impronta poetica al riparo del comodo porto della "spontaneità" e della esperienza irriflessa.
Nulla infatti è lasciato al caso o alla effusività in ciò che organizza lo schema formale di una pittura come la sua, concepita quasi come un ideogramma o la esposizione di un canto epico e corale attorno al mistero della genesi e del principio vitale. Così, passando di figura in figura, sembra di sfogliare le pagine di un grande libro illustrato di scienze botaniche o naturali in genere; ma a guardar bene ci si trova dinanzi a un tabulato pittografico in cui la immagine visiva non si presenta più come uno strumentale veicolo (o supporto) di concetti esterni ma sprigiona direttamente da sé gli elementi significativi di un valore ideale.
  At first sight, looking at Giustino De Santis painting, you'll be simply charmed by the bright kaleidoscope of the geometrical shapes the artist sets on the canvas by a meticulous and miniaturizing work. It's a pleasure to linger over his carefully elaborated surfaces that amalgamate signs, colors and punctuation marks of a graphical alphabet, turning the painted canvas into a wonderful hieroglyphic carpet.
But later, musing on the depth of different planes and on the multicolored images merging in a tangle of higher and synthetic harmonies, you'll get the impression to be looking at a peculiar "philosophical performance", where the train of visions enumerates the steps of a symbolic parody of the cosmos and of its vital exuberance.
The skilled hand of the painter seems to be missing just in the moment in which the artist is getting ready to enunciate the dictate of his own visual set of samples. Paint is applied almost without second thought, by flat layers or little strokes, without leaving any space to the rhetoric of the so called "generous mistake". De Santis doesn't like to hide his own poetic imprint in the safe shelter of "spontaneity" and rash experience.
Nothing is left to chance or to effusiveness in the organization of the formal pattern of De Santis' painting, which is conceived almost as an ideogram or an choral epic poem about the mystery of genesis and life beginning.
Shifting form one figure to another, it may seem as if you were turning over the pages of a big illustrated book of botanic or of natural sciences in general. But at a more careful glance, you'll find yourself in front of a picture-writing tabulate, where the visual image is no longer an instrumental vehicle (or support) of outer concepts, but something that releases directly from inside itself the meaningful elements of an ideal value.
     
 
 

GENESI DEL MODULO

OPERE

giustino de santis